attendere un nuovo disco di Ghédalia Tazartès vuol dire prepararsi all’inaudito. il “nemico” può giungere da ogni dove, annidarsi nell’incogruo, albergare l’inatteso oppure accovacciarsi laddove meno lo si attende: nei nostri ascolti segreti e immaginifici.
ad un’artista che ha già da tempo abbandonato le stupide etichette che noi umani tendiamo ad affibiargli per inoltrarsi verso quella musique inclassable che lo ha accolto a padiglioni aperti, non è pensabile soppesare ogni suo nuovo lavoro con umili retaggi stantiì e obsoleti. Ghédalia Tazartès rappresenta oramai solo se stesso e sono certo che scanserebbe ritroso anche questa sciocca definizione; ci consente di seguirlo (se ci riesce) e questo tanto basta.
si alzano polveri dall’oriente indiano e sembra giungere dalle regioni del Kerala la nuova elucubrazione acustica dell’artista errante: Coda Lunga (VON, 2012) è il resoconto madido di delirio di un duplice viaggio nelle regioni meridionali dell’India, fra registrazioni sul campo, interferenze spirituali, ornitologia tascabile, colonialismi rigurgitati. l’itinerario improbabile che non troverete in nessuna guida, l’illogico errare metafisico che suscita persino dubbio sulla reale esistenza di questo pellegrinaggio.
Ghédalia Tazartès riporta a casa un taccuino concrete di chincaglierie acustiche, rubate dal fango, scrollate dalle mosche e stipate dentro una memoria febbrile che ciondola. sciamani, randagi, annunci ferroviari, una bollywood carpita di sguincio arrampicandosi su di un muro e quelle litanìe (tanto care al nostro) che sono la somma dei cori umani rivolti al divino. arie malsane, agguati improvvisi, ipnosi. musiche inaudite, ma di questo eravamo stati avvertiti.
così come è bene allertare l’equipaggio a bordo della natura malarica ed appiccicosa di questi suoni, dell’improbabilità di tornare al punto di partenza e dell’assenza completa di generi di conforto o lussi in genere.
si viaggia soli o tutt’al più in compagnia di Ghédalia Tazartès: come preferite.
buon ascolto.
Ghédalia Tazartès Coda Lunga
…questo (uomo?) sta tracciando delle linee indelebili nel panorama della musica d’avanguardia…assenzio e anfetamina sapientemente dosate e assunte.
…a mio avviso un Charles Baudelaire très blasè postmoderno e anche un pò androide.
Grazie Borg…ne avevo bisogno…allevierà le mie albe etiliche.
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