così come ciascuno credo sia curioso di conoscere il segreto dei pluricentenari di Vilcabamba (Ecuador), allo stesso modo qualcuno dovrà prima o poi spiegare ove annidi la proficua connessione fra il jazz d’avanguardia ed il Genius loci della città di Chicago. e se in Ecuador è proprio il paradosso di una dieta a base di alcool, fumo e cibo “pesante” ha donare longevità (leggi pace+salute), è altrettanto vero che al jazz di Chicago sono altrettanti paradossi (per questa ambigua modernità) a donare bellezza e mistero: libertà, improvvisazione, radicalità e impegno sociale. citare l’AACM pare a questo punto doveroso (e forse è proprio lì che si dovrebbe indagare), senza dimenticare il post-rock dei ’90 fino a giungere al panorama attuale del primo decennio del secolo che vede Chicago splendere di luce propria e di un suono iridescente ed imprendibile; e dunque giungere a fare il nome di Rob Mazurek come sineddoche del musicista più celebre per tutta la scena di colleghi che rappresenta.
è proprio da questa scena e da una delle etichette più prestigiose in città che giunge l’ennesimo disco pronto a far sussultare ed applaudire gli insaziabili amanti del jazz, di Chicago e non. Jason Stein Quartet The Story This Time (Delmark, 2011) è il debutto a proprio nome del clarinettista basso dopo quattro dischi accasati fra Clean Feed, Leo Records e NotTwo, in solo, in trio e sotto lo pseudonimo di Locksmith Isidore. questa volta Jason Stein ci mette nome e faccia e si attornia di tre musicisti gravitanti proprio in quella scena chicagoana di cui sopra: Keefe Jackson (sax tenore e clarinetto contrabasso), Frank Rosaly (batteria) e Joshua Abrams (contrabasso). basterebbe la presenza di quest’ultimo musicista a far sobbalzare sulla sedia il sottoscritto che stravede per il bassista in questione; se a questo si aggiunge lo strumento del leader (il clarinetto basso che ogni appassionato di jazz associa inevitabilmente al marziano Eric Dolphy) ecco che si innesca il meccanismo compulsivo dell’acquisto a scatola chiusa. ma una volta aperta la scatola disvela assai di più di quanto ci si attendesse. quattro musicisti in stato di ottima salute nell’operosa perizia di rendere la loro maestria un appassionato tributo alla classicità del bop senza dimenticare la radicalità del free e la capacità improvvisativa.
andirivieni fra logiche bop e avant jazz senza soluzione di continuità, tributando l’onore a composizioni meno conosciute dei mostri sacri del genere (Lee Konitz, Lennie Tristano, Warne Marsh, Thelonious Monk) e producendosi in brani originali che non allentano la piacevole tensione emotiva del disco. Jason Stein si conferma uno dei massimi virtuosi del suo fascinoso e suadente strumento, Keefe Jackson puntuale e preciso sideman, Frank Rosaly fa risplendere pelli e metalli e Joshua Abrams è di una bravura contundente!
La Windy City è bellissima e suona che è una meraviglia!
Non torno a casa! Saluti da Chicago!
Jason Stein Quartet The Story This Time
Grazie Mille !! Lo escuchare con ansiedad desde Buenos Aires Argentina !!
saluti a Nicolobo e a Buenos Aires!
bello saperti in ascolto laggiù!
a presto