a dire il vero pare abbastanza strano che su queste pagine non si sia mai parlato di Moussu T e lei Jovents, ma la sorpresa è del tutto personale e compresa fra me e me. i motivi di questo stupore riguardano il mio amore per Marsiglia, la frequentazione di quella città, fedeli amicizie residenti e l’assunto irrevocabile dell’avvocato (Spiacente, scusami, non posso venire, da questa città mi lascio irretire, Marsiglia è Marsiglia). fra i segreti neppure troppo nascosti di Marsiglia vi sono Moussu T e lei Jovents che da un buon decennio sono i fieri paladini di una tradizione musicale che alligna nella città provenzale: un miscuglio di musiche “bastarde” che da un secolo si mescolano ininterrottamente al ritmo delle marèe e delle migrazioni che nutrono la città. Moussu T e lei Jovents giungono al loro ottavo disco e, per questa volta, scoprono palesemente le loro carte: loro che hanno sempre osannato il fermento culturale cittadino degli anni ’30 del secolo scorso questa volta omaggiano direttamente quel repertorio reinterpretando tredici canzoni di quella che fu la celeberrima Opérette Marseillaise. i nomi di Alibert, Vincent Scotto, René Sarvil, Raymond Vinci sono forse oramai dimenticati, così come quelli di Vincent Telly, Léo Lelièvre, Germain Blanc, Charles Borel-Clerc: ma sono tutte tessere di una meravigliosa Tin Pan Alley in salsa bouillabaisse, una stagione in cui interpreti, parolieri ed autori crearono una chansonette fulgida e iridescente che si ispirava alla canzone italica, al jazz che giungeva da oltre Oceano, al belcanto teatrale oltre che all’autoctona vulgata provenzale. il tutto con il sole splendente che indicava la direzione delle colonie oltre il Mediterraneo; perché Marsiglia, è bene ricordarlo, è pur sempre l’approdo culturale europeo più prossimo all’Afrique.
Operette (le Chant du Monde, 2014) vede dunque la voce di Tatou, arsa al fuoco di infinite Gauloises, gigioneggiare con le melodie che divertirono un decennio del secolo che fu: un banjo, qualche ritmo in levare, mandolino, contrabbasso e la spensieratezza di un’innocenza perduta. canzonette leggere ed evanescenti come zuccherini da sciogliere in bocca, sapori d’antan e vicende seriosamente futili da raccontare al ritmo di marcette sbarazzine.
le banalità da souvenir si allineano con precisione marziale: la Pétanque, il Pastis, i calanchi, e la bouillabaisse e la Canebiére (manca giusto il sapone, sigh!): i testi hanno quell’allusività da canaglie del detto/non detto e le questioni si risolvono in amori più o meno corrisposti.
insomma per chi ama Marsiglia, la canzone francese e l’attitudine punk da applicare alla vita come una metodologia imperfetta; in più c’è il gusto del souvenir d’epoca e della potenza popolare che aveva la canzone nel bel mezzo degli anni ’30 del secolo scorso. una piccola delizia (per chi scrive) contagiosa da fischiettare in questi scampoli di estate mediterranea.
buon ascolto
Moussu T e lei Jovents Opérette
caro borguez,
seguo sempre con assiduità il tuo blog, quasi una bussola nel mare magmum della musica di oggi, anche se poi non sempre lascio commenti (pigrizia informatica).
questa volta però non posso esimermi, troppo l’affetto per i jovenets e moussou t!
l’ultima volta che sono stato a marsiglia ho avuto la fortuna di partecipare al “lancio” di un loro disco (putain de cancon), in un concerto pomeridiano per amici e famiglie, con i bimbi infiltrati sul palco e, naturalmente, pastis per gli astanti. un’atmosfera musicale/culturale meravigliosa e unica, che mi manca assai….
un saluto
L
caro lorenzo, se volevi ridefinire il concetto di invidia, ci sei riuscito in pieno. nelle mie tante gite a Marsiglia sono riuscito solamente a vedere i Massilia Sound System (ma erano altra cosa e altro tempo). sei peró riuscito a restituirmi l’atmosfera di quei pomeriggi alcoolici e assolati nella luce bianca della città, e per questo ti ringrazio. e ringrazio pure per le parole di stima e attenzione.
buon ascolto, a presto
Li adoro! 🙂
lo sapevo, lo sapevo….
amori condivisi.
ça marche, monsieur. très bien.