tornare alla grande musica africana e continuare a scoprire nuove meraviglie è una delle attività più gradevoli da praticare nell’esercizio della necessaria curiosità; instancabile e indispensabile voglia di trovare ancora (ed ancora) una musica per allietare quest’oggi e l’indomani che già giunge. e allora ci si affaccia sul grande continente per ascoltare ancora bellezza e purezza, e quando si ha la fortuna di trovare ancora perle limpide e scintillanti, e non screziate dall’intervento invasivo occidentale, si ha la sensazione di aver raggiunto il cuore di questa curiosa ricerca.
è così che cercando in Africa si può raggiungere il Belgio perché (ahi noi!) è ben noto che i figli della grande madre africana sono stati costretti a lasciare i loro paesi per una fortuna da contrapporre alla sfortuna che gli abbiamo imposto. strano paradosso da vivere: emigrare laddove si annida la causa della forzata partenza. si diceva dunque che è il Belgio che ha accolto Bao Sissoko, uno griot della tradizione mandinga, suonatore di kora e cantante. ed è sempre il Belgio che attraverso il contributo della Fédération Wallonie-Bruxelles e dell’etichetta Muziekpublique hanno reso possibile la realizzazione e la documentazione di questo incontro realizzato proprio in terra belga fra Bao Sissoko e il senegalese Malick Pathé Sow testimone della cultura Fulani (o del popolo Peulh) attraverso il canto, la chitarra e dell’hoddu (detto anche Xalam, ossia un liuto della tradizione dell’africa occidentale).
incontro acustico e delizioso fra due voci di una grande cultura dell’Africa occidentale: serica e dolce quella di Malick Pathé Sow (che ricorda quella di Baaba Maal di cui Sow è stato collaboratore), polverosa e calda quella di Bao Sissoko. incontro di corde senza nessun intervento di elettroniche, elettricità invasive, produzioni edulcorate occidentali. incontro fra due musicisti che hanno voluto alcuni amici africani per aggiungere (in alcuni brani) quei colori necessari a raccontare la musica che hanno immaginato: Seringe Thiam alla calebassa (calabash), Talike Gelle al canto, Guo Gan all’erhu e Emre Gültekin ai tamburi.
Aduna (Muziekpublique, 2012) è un disco intimo e scintillante di quiete melodie africane. disco che induce una trance pacata e lieve, benefica e per certi versi appacificante: una musica che si insinua suadente ad ogni ascolto successivo. siamo in bilico fra quello che è stato definito Mali blues (nel disco c’è una Hommage à Ali Farka Toure che non necessita esplicitazioni) e la tradizione islamica della preghiera.
il video dal vivo spero espliciti assai di più di ogni mia parola; mi fermo qui.
buon ascolto.
Malick Pathé Sow & Bao Sissoko Aduna
“tornare alla grande musica africana e continuare a scoprire nuove meraviglie è una delle attività più gradevoli da praticare nell’esercizio della necessaria curiosità”.
Ti quoto e riquoto, quanto hai ragione 🙂
Ne avevo bisogno anch’io, di nuova e grande musica africana. Grazie di cuore!
Non mi riesce di estrarre la cartella dal file .rar….è un problema solo mio?
fammi sapere se riesci.
in qualche maniera rimediamo.
a presto
L’ho procurato in altro modo, grazie Borguez 😉
P.S.: guarda un po’ cosa è arrivato, rimanendo in tema….
http://exystence.net/blog/2013/01/31/bassekou-kouyate-ngoni-ba-jama-ko-2013/
un’ascolto più che piacevole, da rabbrividire la pelle, la migliore traccia lasciata in quest’anno dalla musica dell’ovest dell’africa e della sua diaspora nel mondo. ed è un peccato che quanto già accennato da baaba maal e mamadou sidiki diabaté (http://www.youtube.com/watch?v=IxItKLvyCWE&playnext=1&list=PLCFE6E9BA1C4C6BDF&feature=results_video) non abbia avuto modo di raggiungerci come hanno invece fatto questo strepitoso duo… wallhai, wallhai mr. borguez. jammaròòò.
Bellissimo, d’altronde come quasi tutto ciò che circola da queste parti.
Grazie b.