prima che la stagione si guasti irrimediabilmente, prima che giunga tutta quella luce fin oltre l’ora di cena, tutti quei fiori, quei colori, quegli odori. prima che la verzura si metta a rigoglire e gli ardori a ribollire e la calura a soffocare; prima che tutto questo avvenga è bello perseverare ancora un poco in questo tempo umido, nebbioso e scuro.
per farlo è bene aggiungere un ceppo odoroso al caminetto, del tabacco finnico alla pipa e del cognac al bicchiere: e poi sedersi comodi ad ascoltare un disco. il disco mi permetto di suggerirlo io, per tutti gli altri accessori lascio completa libertà d’azione.
Alexander Hawkins è un pianista inglese (giovane) che si muove nell’ambito dell’improvvisazione (senza aggiungere dettagli di genere): il suo nome non è certo sfuggito ai più attenti addetti ai lavori (battiti, per rimanere in ambiti nazionale, lo ha ospitato ed intervistato), ma si narra che sia la prova solista e solitaria a segnare un necessario passaggio nella carriera di qualsivoglia pianista. e dunque eccola qui.
Song Singular (Babel Label, 2014) è il primo (ce ne auguriamo altri) disco solista di Alexander Hawkins ed è semplicemente straordinario: dieci quadri (dieci stanze? affreschi?) solitari, imprendibili, imprevedibili e per certi versi inauditi. improvvisazione e composizione mescolati a tal punto da non dover più porsi la questione, una perizia tecnica esorbitante e una cultura musicale che trasuda da ogni martelletto.
Musica con la maiuscola senza scivolare nelle etichette e nelle definizioni: sarebbe arduo confinarla nel jazz (che però scalcia da ogni trillo) ed un peccato confinarla nella classica contemporanea (eppure mi sembrava di riconoscerla…). si spazia in tre secoli di musica: gli ultimi anni del’800, tutto il secolo breve e il debutto di questo millennio. qualcuno ha parlato di state-of-the-art contemporary piano jazz, io potrei aggiungere timidamente the shape of jazz (piano) to come: comunque lo si ascolti questo disco è davvero in grado di sorprendere e regalare splendore.
critici ben più seri di me hanno già snocciolato i nomi di Sun Ra, Cecil Taylor e Art Tatum, altri quelli di Ellington, di Abdullah Ibrahim o di Monk: ma quando i nomi diventano troppi ed altisonanti sento odore di unicità difficilmente imprigionabile. ci sono tutti e nessuno di loro e da ora credo che la musica di Hawkins possa prendere il nome paterno.
ascolto, riascolto e mi riprometto di udirne ancora: il caminetto, il cognac e la pipa sono solo fantasticati, questa musica no. una delizia che richiede meditazione, attenzione, passione e parecchia concentrazione, peculiarità invernali che la maledetta primavera imminente soffierà via con quel fare civettuolo.
ripeto: una meraviglia
buon ascolto
Alexander Hawkins Song Singular
Che disco bellissimo e che bel suono personale e originale.
Piaciuto già dalle primissime note.
Grazie borguez!!!
a mio modesto parere siamo di fronte ad un talento straordinario del nostro tempo (o della nostra generazione che dir si voglia).
a presto
di una bellezza incantevole e struggente… nel mio piccolo concordo sul fatto che trattasi di pianista di lignaggio assoluto.. come non se ne vedevano da tempo…
gerzie di cuore per la segnalazione
thanks for such a beautiful review of Alexander Hawkins solo album! whoever is in London TONIGHT 19 March – come and join us for the launch of the album at the Vortex Jazz club! ….hope you enjoyed his Ensemble “Step Wide, Step Deep” too. best, from london
thank you so much Lee,
for your attention and for your words.
tonight I’m very far from London, what a pity. hope you will enjoy the show.
make a report, if you want.
hope to hear you soon