ricordo assai bene quale è stato il primo disco datato 2015 che mi è capitato di ascoltare sul finire dell’anno precedente. era il terzo capitolo del progetto Coin Coin di Matana Roberts. un disco straordinario, inatteso, indescrivibile e dal carattere orgogliosamente femminile a proseguire la fiera tendenza muliebre di tutto il 2014. e se il buon giorno si vede dal mattino ecco dunque che questo 2015 che oramai è srotolato via partiva di certo con il piede giusto. non sono bravo a trarre conclusioni e neppure mi interessa farlo, quello che so è che ho seguito lungo tutto il corso dell’anno l’avvicendarsi di musiche contemporanee ed attuali per non perdere quel malsano vizio della curiosità che mi fa pensare che la musica che voglio ascoltare è quella che nascerà domani. ho anch’io, come tanti, stipato quantità di musiche solide e liquide che potrebbero soddisfare il mio fabbisogno per i prossimi 400 anni, ma la voglia e il desiderio di restare vivo e (sul) presente mi muove a gestire un paio di blog e una trasmissione radiofonica per non perdere il vizio e il tempo che mi resta.
così, tanta musica ha occupato questo mio tempo, tanta musica ho proposto, di altra ne ho scritto e molta l’ho già dimenticata. anche quest’anno settimanalmente ha svolto la funzione di annotare diligentemente i dischi che mi sono piaciuti di più, così come il tag 2015 è per quelle musiche che mi hanno spinto alla scrittura e alla voglia di raccontare.
tanta musica dunque, tanta musica ancora al femminile (Julia Holter, Erykah Badu, Laurie Anderson, Mary Halvorson, Baby Dee, Joanna Newsom, Mutamassik, THEESatisfaction, Áine O’Dwyer, Holly Herndon e Heather Leigh), assai meno Africa di quanta ne avrei voluta ma in compenso tanto Brasile senza un disco che surclassasse il resto e molta musica nera (Kendrick Lamar ha lasciato un timbro importante sull’annata).
ma soprattutto un’annata di musiche mutanti, ibride, cangianti e sfuggenti in cui (finalmente) il concetto di genere e di etichetta vengono svuotati del loro senso votato alla nomenclatura: stanno iniziando a fare musica i nativi digitali (per concomitanza anagrafica e per quell’inesauribile bisogno di zittire quel silenzio interiore che ciascuno si porta dentro), ma più che al loro sussidiario siliceo sul quale hanno appreso l’alfabeto è bene porre attenzione alle loro modalità di fruizione (che sono poi anche nostre) musicale e alla loro capacità di mescolare alto e basso, qui e altrove, passato e futuro, nulla e tutto, fino a creare una musica che spiazzerà i vetusti ma che racconta così bene questo tempo d’urgenze. e poi tanto avant jazz: Rob Mazurek, Steve Coleman e Henry Threadgill per non fare nomi. è stato anche l’anno in cui forse ho capito cosa rispondere a chi mi chiede che musica mi piace. direi musica organica: non-musica, musica assurda, frattaglie, Jeff Bridges che fa il gigione, registrazioni ambientali, Dolphins Into The Future, Duane Pitre, Éric la Casa & Taku Unami, improvvisazione silenziosa o David Rothenberg che con il suo clarinetto dialoga con gli usignoli nel parco. insomma un concetto indefinibile al quale lavorerò: è già un buon proposito per l’anno a venire.
insomma non esiste una vera playlist a meno che non sia Battiti a chiederla (per loro questo e molto altro). anche quest’anno ho provato a raccogliere 5 dischi che a mio avviso meritavano un ascolto (niente di assoluto quindi) e li ho proposti nel bel mezzo delle playlist dei preziosi conduttori della trasmissione (Pino Saulo, Antonia Tessitore, Ghighi Di Paola e Giovanna Scandale) e di appassionati, giornalisti, fiancheggiatori e sodali della trasmissione (Marco Boccitto, Alessandro Achilli, Roberto Corsi, Stefano Merighi, Valerio Mattioli, Enrico Bettinello, Mauro Zanda, Ariele Monti, Luca Canini, Gianluca Diana, Claudio Fusacchia, Raffaele Costantino, Paolo Chang e Luca Collepiccolo).
tutti le playlist, gli ascolti ed i podcast sono qui.
credo sia tutto. no, dimenticavo. un regalo, spero gradito, per chi frequenta queste sponde: The Lake è una radio libera, coraggiosa, iconoclasta, imprevedibile, senza costi, senza pubblicità e con tutta quella follia che ci vuole per restare vivi e curiosi.
credo valga la pena ascoltarla.
ora è tutto, il 2016 è già qui.
buone cose, buone musiche, a presto
Buone musiche anche a te, caro amico 🙂
Gli ascolti globali vanno sempre più differenziandosi, che è una bellissima cosa, ma anche un poco preoccupante…che cosa ci unisce allora? Io mi sono data questa risposta, tra le molte possibili: lo spirito della scoperta, la curiosità, il rispetto e la passione.
Un abbraccio e uno splendido 2016 a te 😉
Concordo, soprattutto quando fra le risposte c’è la parola “curiosità”! Il “rispetto” sempre e senza “passione” non si va’ da nessuna parte! Aggiungi quel tanto di follia che basta ed ecco che ci siamo scambiati i migliori auguri.
Abbracci anche a te! e auguri!
Super!
sùper- [dal lat. super-, super «sopra»]. – Prefisso di molte voci latine, spesso calco del gr. ὑπερ-, che si ritrova anche in alcune parole italiane derivate dal latino per la via dotta.
allora che sia “super”!
Caro b. le tue selezioni dell’anno scorso e di quest’anno, sebbene non assolute, sono comunque strepitose. Già presentate nel corso dell’anno, ad un attento riascolto mostrano più di un motivo per essere ricordate e riassaporate.
Caro Paolo,
come sempre grazie per la tua attenzione e i tuoi ascolti. la playlist per battiti, oltre ad essere un piacere, è alquanto personale e volutamente suggestiva (e quindi non assoluta). i dischi che segneranno il 2015 non saranno certamente quelle suggeriti da me, per quello ci vorrà il tempo per stabilire pesi e misure, influenze e persistenze. se ne possono immaginare alcuni, certo, ma non era questo che mi premeva fare. ho suggerito alcuni ascolti miei, alcune scoperte, forse dischi che erano sfuggiti ai più. credo sia questo lo stimolo personale che anima il blog ed il mio fare radio, oltre naturalmente una mia tendenza personale a curiosare, a cercare un poco oltre le tante pubblicazioni che testimoniano già questo tempo affollato di musiche (e bene sia).
poi ciascuno tragga le proprie conclusioni e soprattutto ascolti ciò che preferisce.
ancora grazie per il supporto e lo stimolo,
e buon anno, certo,
a presto
Che figata sta cosa delle frattaglie! Sì cavolo, siamo dei dannati spazzini borguez! tipo quelli vestiti con stoffe rabberciate, sovrapposte, cucite a stento ed asimmetriche, che nei romanzi di fantascienza rovistano tra gli scarti di una civiltà morente, tra i dati corrotti di un database in stand by. Siamo gli avventori di un bazar immaginario da tramandare a quei posteri affetti dalla malattia della ricerca perenne.