non mi pare sia passato neppure un giro di luna dallo splendore che ha portato Mulatu Astatke, ed ecco che ritorna ad illuminarsi lo stesso cielo. anno provvido, anno di lune. ed il frutto è di un albero dalle medesime radici africane, frutto di diaspora e canti di ritorno. Trinidad il luogo natale, il Regno Unito quello d’adozione, l’immaginario afroamericano per orizzonte.
Anthony Joseph è un personaggio inevitabile per chi si voglia addentrare nella giungla della musica nera odierna. scrittore, poeta, lettore e musicista. e chissà cos’altro. i suoi libri (non) sono naturalmente tradotti in Italia. The African Origins of UFOs è il titolo del suo penultimo libro. titolo che ti fa fare in un solo istante la pace con il jazz spirituale, Sun Ra e lo sciamanismo africano. ma io non l’ho letto e sarà bene che non ne parli. l’ultimo libro invece porta lo stesso titolo del suo ultimo disco, e a proposito di questo qualcosa in più potrei riuscire a raccontare.
Anthony Joseph & The Spasm Band Bird Head Son (Heavenely Sweetness, 2009) è uno di quei dischi che non ti aspetti. perché non pensi che si possano ancora fare dischi come questo che partono da lontano, da un lontano riconosciuto, e sorvolano il presente per piantarsi in un futuro ancora da raggiungere. Anthony Joseph è un personaggio necessario, un istrione, il figlio di una grande tradizione di oratori neri. con il piglio del profeta e la voce di un soul man.
ed essendo lui stesso a citare e mischiare (Roots & Influence podcast), non mi asterrò dallo sciorinare la lista degli illustri spiriti che aleggiano fra queste note. Marcus Garvey, Albert Ayler, Sun Ra, James Brown e Fela Kuti. Gil Scott-Heron e Amiri Baraka, Linton Kwesi Johnson e Bob Marley passando per lo stesso Mulatu Astatke. con una voce che mescola Marvin Gaye, Richie Havens e Otis Redding assieme. e non sto scherzando, imprendibile e straordinariamente familiare allo stesso tempo. voodoo caraibico, soca, spoken word, afrobeat e jazz a dondolare fra spiritual e free. a reggere ritmiche e densità vertiginose il collettivo londinese della Spasm Band a cui non basti un plauso immenso.
potrei (e dovrei) fermarmi qui perché non c’è parola che io possa aggiungere che regali altra bellezza a questo disco. consiglio di alzare il volume e avvitare in senso orario la rotella dei bassi. disco d’altri tempi che mi fa sospirare e mi fa sembrare meno tetri i miei. lo consegno a chi vorrà (e qualcuno ringrazierà) assieme alla visione di una presa diretta in studio del brano Dream on Corbeau Montain…
Anthony Joseph & The Spasm Band Bird Head Son
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=1dbmktuUmiY]
Se l’album è sull’onda del brano di questo video, complimenti ancora una volta per la segnalazione! Oggi pomeriggio me l’ascolto.
..si,si, ne ha ascoltata, e mescolata di musica…molto bello!
Adesso sono al lavoro e non posso ascoltare niente.
Da casa lo ascolterò ma da quello che dici vale la pena di procurarsi il CD
A presto e buon week end
…Yeah borguez…
…Ho ascoltato il pezzo stamane,la punta del mio piede sinistro ritmava tempi composti,mentre il medio ed il pollice della mano destra si “fregavano” l’un l’altro con amore…poi sono uscito di casa volteggiando e con un formidabile colpo di reni sono entrato nella mia auto…
Sono entrato nel mio bar preferito molleggiando strisciando “punta e tacco” a terra…e con un guizzo mi sono lanciato a terra in ginocchio fino al bancone…
Volevo chiedere un “White Lady”…poi…vista l’ora ho preso un caffè corretto…
ne approfitto per augurare buon fine settimana a tutti, ricambiando l’augurio di MingusSamba, e per confermare (riconfermare) l’assoluta bellezza di questo disco. sta girando ossessivo fra iPod, auto e Mac e cresce smisurato.
garantisco!
Make It Funky!
Lo sto ascoltando anch’io in questo momento, e devo dire che i i nomi citati sono azzeccatissimi. Davvero dotato il ragazzo, sì sì 🙂
Grazie borguez per le dritte, il tuo blog è una miniera 🙂
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