era nata a Mfagimaringo (Zanzibar) in una data incerta attorno al 1910, figlia di un raccoglitore di cocco che le aveva dato il nome di Fatma binti Baraka ma tutti la chiamavano Bi Kidude (dal diminutivo che caratterizzava il suo aspetto piccolo, esile, gracile). era celebre in tutta Zanzibar e Tanzania come la più celebre interprete della musica taraab e unyago: una vera e propria regina ancor più di quella Siti binti Saad della quale la stessa Bi Kidude aveva cominciato ad ascoltare i primi dischi incisi sin dal 1920. era nata in una data incerta e se ne andata il 17 aprile di quest’anno dopo aver cantato, fumato, bevuto e partecipato ai riti della sua collettività sino agli ultimi giorni della sua vita. la nazione, per questo suo senso di appartenenza e rappresentazione di una intera cultura, le ha riservato i funerali di stato.
e per troppi anni Bi Kidude è stata pure un segreto di stato: almeno fino al 1989 quando assieme ad un gruppo musicale fece da ambasciatrice in Germania alla musica e alla cultura di Zanzibar. chi la vide allora non poté fare a meno di far partire un passaparola che da allora ha ingigantito la sua celebrità fino a farle raggiungere l’acclamato premio del Womex nel 2005 ed il rispetto e l’ammirazione di tutti i cultori della musiche del mondo. nel frattempo lei non ha mai smesso di accompagnare con i suoi canti e le sue percussioni i matrimoni e le cerimonie di passaggio della vita delle ragazze del suo villaggio: una vera e propria autorità, splendida nei suoi abiti cerimoniali, iconica, scolpita dalle rughe del tempo, con l’immancabile sigaretta e la sensazione che non ci avrebbe mai lasciato.
a dispetto di una carriera pluridecennale la scelta discografica è piuttosto scarna. andrà di certo segnalato il volume uscito nel 2006 per la Buda Musique nella collana Zanzibara ed una retrospettiva uscita qualche anno prima (2003) per l’etichetta RetroAfric dal titolo Zanzibar. musiche che si affacciano sul Pacifico portandosi dietro la tradizione africana e subsahariana e guardando a tutte quelle culture sud asiatiche che su quel mare si bagnano, in un gioco di sponde, rimandi e tradizioni che hanno mescolato le culture e le genti. ed è su queste musiche che si accomoda la voce sgarbata ed organica della grande chanteuse isolana a raccontare le canzoni e le gesta del proprio popolo.
per fortuna a carpire un poco della memoria musicale e visiva di questa grande artista africana ci ha pensato il documentario di Andy Jones intitolato As Old As My Tongue The Myth And Life Of Bi Kidude (Screen Station, 2006) dal quale mi piace proporre l’inizio in cui Bi Kidude canta Alalminadura (una delizia instancabile)…
qualche tempo addietro un fidato e sodale emissario si recò a Zanzibar per questioni lavorative ed a lui affidai il compito di sapere (e magari vedere) di più a proposito di Bi Kidude: se ne tornò con la garanzia che era ancora vispa e cantante. questo fino all’aprile di quest’anno quando è giunta la notizia della sua scomparsa.
un saluto da parte mia a Bi Kidude e il consiglio di ascoltare la meraviglia della sua musica. bye bye Bibi.
Bi Kidude Zanzibar