e per nostra fortuna, oltre a John Zorn (qui sotto), neppure Rob Mazurek sembra aver voglia di porre freno alla sua inarrestabile, e meravigliosa, logorrea creativa; così, a contribuire a fare di questo primo trimestre del 2012 un periodo a dir poco fertile di musiche extraordinarie, ecco giungere la sesta prova del Chicago Underground Duo assieme al sodale Chad Taylor impegnato, da par suo, agli aspetti percussivi e ritmici del magma creativo del cornettista di Jersey City.
il duo approda ad una nuova etichetta con del materiale registrato per lo più live nel lungo tour del 2009 al quale sono stati aggiunti misurati e sapienti interventi successivi in studio. le note esplicative raccontano del difficile equilibrio fra esperienze controllate ed incontrollate, verrebbe da pensare alla vecchia e benedetta tensione fra improvvisazione e scrittura musicale. i due musicisti affiancano alla cornetta ed alla batteria una potente iniezione di elettronica (suonata da entrambi) oltre che la voce di Mazurek (sparuta ed ebbra di spazio) e la sapienza arcaica ed africana della mbira di Taylor.
Chicago Underground Duo Age of Energy (Northern Spy, 2012) si compone così di quattro composizioni (più una bonus track per l’edizione digitale) in piacevole tensione fra loro. due lunghe composizioni aprono il disco (Winds Sweeping Pines, It’s All Right) trascinando con l’elettronica (suonata da entrambi) verso spazi esterni a questa galassia: il primo si risolve in una mutazione verso gli strumenti organici a ritornare blandi verso queste lande, il secondo (assai più attonito e spaziale) vira verso una specie di canzone da astronauti intontiti. entrambi ipnotici e fintamente vintage. quando giunge Castle In Your Heart ci si inginocchia o ci si alza in piedi (a seconda delle proprie inclinazioni spirituali) di fronte alla bellezza di una canzone tradizionale dello Zimbawe in mano alla mbira e alla cornetta; una specie di ninna ninna per adulti per riconciliarsi con il mondo. catarsi e bellezza, nient’altro da chiedere. Age of Energy è sprezzante e arcigna, potenza ingabbiata nei ritmi sparigliati dalla batteria di Taylor, il brano avanza e non si risolve lasciando la tensione palpabile e con i cavi elettrici scoperti. Moon Debris (la traccia aggiunta) è un jazz elettronico lunare dove dietro la faccia buia selenica si potrebbe nascondere l’occhialone scuro del Davis di fine ’60. improvviso ipnotico per duo in orbita da troppo tempo.
non ricordo più a chi (e dove, e quando o se l’ho solo pensato) mi scappo di dire che è bello vivere lo stesso tempo di Rob Mazurek. lo ribadisco qui. buon ascolto.
Chicago Underground Duo Age of Energy
Ho ascoltato un solo brano.
Sembrava un pezzo degli Oneida…poi arriva la tromba.
Credo si sia perso un po di originalità per approdare in lidi più battuti ma il disco è 7 pieno.
ho fatto un copia e incolla sbagliato…ascoltato il disco e il giudizio è quello riportato
credo di avere le prove per confermare, tutto.