convinto di trovarmi fra le mani un disco da affastellare ai tanti che stanno imbottendo questo debutto di 2009, mi debbo invece correggere e datarlo più esattamente al novembre dello scorso anno. ma davvero poco importa.
ciò che conta è che il disco in questione per strade ancora sconosciute ha decisamente raggiunto la mia attenzione.
procediamo con ordine…
Doug Paisley: questo il nome del giovinotto di Toronto, questo il titolo omonimo del disco e questa la copertina assai bruttina. l’etichetta che benedice l’operazione è lo No Quarter (carneade). e poco altro avrei da aggiungere se non che il talentuoso chitarrista pare sia già stato preso sotto l’ala protettrice di un tale Bonnie ‘Prince’ Billy, che se lo portò in tour alcuni anni or sono. e in quel territorio oldhamiano (si può già aggettivizzare?) direi che si potrebbe collocare la sua ascendenza, la sua derivazione e, indi (avverbio), alcune sonorità.
disco di canzoni, finalmente, e me lo si lasci dire. disco semplice nel suo significato più ampio. senza turbamenti esistenziali, pruriti satanici, atteggiamenti folkster.
una chitarra, un piano, una voce femminile appropriata e gradita e quella di Doug ancora leggermente acerba, ma pur sempre sulla strada giusta, in quella crescita che ci si auspica per lui e le sue canzoni. canzoni che odorano stranamente di classico, come se le avesse prese a prestito da una qualche torre di un canadese più celebre. e forse in questo risiede la malìa di queste nove canzoni. suonano familiari, suonano essenziali e soprattutto suonano subito!
e dunque non di segreto misterioso si trattò ma di essenziale. e spesso tanto basta. gira un suo video su youtube nel quale paia divertirsi e prendersi un poco in giro in un playback da soffitta, mentre una precedente animazione realizzata assieme a Shary Boyle (con lui l’altra metà dei Dark Hand and Lamplight) vale davvero quel minuto e 40 di poco e semplice, e un sorriso che non guasta…
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=DTvkRW_uhtE&feature=related]
poco altro da aggiungere, se non che il disco è perfetto per la preparazione di una carbonara, per una gita di mezz’oretta o per una doccia fatta con calma mentre fuori imbrunisce. consiglio di provare, potrebbe essere che non mi sbagli.
nessun altra avvertenza. se non che il primo brano What About Us? non è una cover di A Whiter Shade of Pale e che comincia un fine settimana che auguro sereno.
è tutto…
Ordinato in settimana, lo sto aspettando. Ora con ancora piu’ impazienza. Buon fine settimana a te (io domani a cena dalla Ravenna connection londinese).
buona cena ravennate/londinese!
poi diramerete un menù ufficiale.
e un resoconto approfondito.
buon fine settimana a voi.
Come già ti anticipai ritengo davvero apprezzabile questo disco. Più che carbonara direi burro e salvia.
ero io, sorry.