l’anno domini 2012 continua a rifiorire di bellezze e di sorprese e, almeno da queste parti, non ci si stanca di certo; au contraire ci si rallegra satolli allargando sorrisi ebeti di soddisfazione e godimento. era nell’aria l’imminente lavoro di Georgia Anne Muldrow annunciato dal singolo Seeds per la SomeOthaShip Connect; l’Ep portava in calce la firma produttiva di Madlib e, sebbene molti rumors accreditassero al dj californiano l’intera produzione dell’intero lavoro, si stentava a credere ai propri padiglioni auricolari. e invece, abbandonando ogni santommasa reticenza, posso qui ed ora (mentre colano beat e bellezza dai woofer) confermare che il nuovo disco di Georgia Anne Muldrow è prodotto interamente dal signor Otis Jackson Jr. incarnato nella preziosa persona di Madlib.
Seeds (SomeOthaShip Connect, 2012) sin dalla veste grafica della cover non nasconde l’ascendenza di sacrosanta blackness vintage a cui la vocalist e il dj sono da tempo devoti, ma se la loro unione fa la forza qui siamo di fronte ad assai di più di un semplice 1 +1, ci affacciamo di fronte ad un portento di funk soul spinto agli eccessi di densità e raffinatezza. entrambi sono coscienti di fare ciò che stanno facendo nell’anno 2012 eppure non rinunciano ad evocare una storia gloriosa di brothers & sisters che hanno inzuppato il passato di un groove e di una cultura per loro, e per ciascuno dotato di buon senso uditivo, irrinunciabile. il suono allora diventa saturo, grasso, grossolano (nella sua accezione migliore), i beat si fanno felpati e screziati di vinile, il basso incalza e avanza come una bestia nell’oscurità; su un tappeto di nobiltà afroamericana come quello srotolato da Madlib non poteva che ruggire la nuova principessa del vocalismo nero americano. Georgia Anne Muldrow veste qui gli abiti felini delle grandi regine che l’hanno preceduta e graffia e strappa come il funk impone, assai più ruvida sui riff, lasciando ai pochi episodi setosi di (nu)soul il ricordo della ragazzina prodigio giunta ad una sacrosanta maturità da signora.
play it loud si diceva un tempo, e assai prima Bogart consigliava play it again; ripetere le due operazioni più volte al giorno fino a completa soddisfazione!
Georgia Anne Muldrow Seeds
Grazie per questa ulteriore perla, il tuo blog continua ad essere uno dei miei preferiti…..
ho visto che spesso ti dirigi fra questi afrikanismi cosmici e spirituali: qui ti sentirai giunto a casa!
Ciao messer Borguez.
E grazie.