la sfera privata (indispensabile) dei miei ascolti necessita, periodicamente, di personaggi scomodi e ostici che ostacolino i percorsi noti, che mi affatichino il cammino facilitato delle mie consuetudini. figure marginali difficilmente gestibili che sovvertano e rimescolino i miei gradimenti; una di queste è per certo Ghédalia Tazartès. artista urticante sin dal nome di battesimo di origine turca e francese per nascita: lo si direbbe cantante se questa definizione non stridesse per difetto di esplicitazione e per mancanza di termini appropriati. autodidatta schivo, fuori dalle ribalte ed errante per vocazione innata. la sua discografia segreta e marginale consta di una dozzina di lavori fabbricati in una trentina d’anni, a partire da quel debutto del 1979 che fu Une Éclipse Totale De Soleil.
per questa sua magrezza sterile è un malsano piacere scoprire una nuova uscita del nostro per l’etichetta svizzera Hinterzimmer. il lavoro si intitola Ante-Mortem e svolge esattamente quella funzione spiazzante e destabilizzante che amplifica e fa ribollire la mia curiosità. ventitrè brani numerati progressivamente con numeri in lettere francesi più due untitled di cui si dirà dopo: un teatrino ambulante pronto a piantare le tende fra conniventi padiglioni auricolari. Tazartès è paragonabile solo a Tazartès, e per questo non verranno qui spese similitudini o tentativi di affiliazioni artistiche.
Ante-Mortem è una performance concreta di un funambolo della voce capace di saltabeccare fra toni acidi e urticanti e grevità baritonali. canta e recita in francese, tedesco, italiano, inglese e latino; in più sciorina un gramelot irriverente che attraversa le lingue del bacino mediterraneo oscillando dal richiamo del muezzin alle preghiere del pastore sefardita. parole scomode, iconoclaste, che farebbero inorridire il custode delle chiavi di San Pietro: non sarà difficile comprendere (per chi legge nella lingua dello scrivente) deliri dai contorni irriverenti.
gregoriani post-moderni, kyrie satanici, balbuzie malate, cingoli impuri adornano rock da camera e stridori d’avanguardia. c’è spazio per una cinematica destabilizzante e scomoda che inquieta tanto basta. per certi versi è inutile approfondire infedelmente la conoscenza del personaggio perché si rischia di rimbalzare in un’ossimoro di senso respingente per sua stessa vocazione. per chi volesse saperne di più in rete si trovano (poche) interviste, straordinarie foto della “torre d’avorio” parigina in cui si rifugia dal 1967 e naturalmente video di alcune performance live con diversi collaboratori e in solitaria, come a Madrid questo stesso anno…
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=1wsvq6esvPU]
dicevo degli ultimi due untitled che chiudono il disco per assaggiare l’imprevedibilità diabolica di Ghédalia Tazartès: il primo è un rosario in latino che declama l’Ave Maria su di un ritmo beat yéyé ad libitum, il secondo l’altra celebre Ave Maria (quella di Schubert) declamata in madrelingua con l’organo chiesastico che ciondola sotto un recitativo dal tasso alcolico annichilente. semplicemente straordinario.
amen
Ghédalia Tazartès Ante-Mortem
non si parlerà mai abbastanza bene di uno come lui… onore e gloria a questo alieno in terra. ti giro due canzoni che avevo postato in due blog diversi:
http://onelastlaugh.net/post/1212091144/from-diasporas-1979
http://constantlyterrified.tumblr.com/post/363877096/ghedalia-tazartes-part-ii-1979-une-eclipse
(e grazie)
non si parlerà mai troppo e mai abbastanza, hai ragione.
sono andato a curiosare nei due indirizzi consigliati ed ho trovato quelle delizie e molte altre. mi annoto diligentemente gli indirizzi.
quindi grazie a te.
sperando di fare cosa grata invito pure all’ascolto del precedente Repas Froid appena aggiunto al blog sussidiario.
a presto