l’abolizione delle (mie) playlist annuali in concomitanza con la felice logorrea delle pubblicazioni di John Zorn ha rischiato per qualche ora di far passare in secondo piano un disco che invece si misurerà con i decenni e con gli anfratti di tutto il tempo a venire. è per questo che voglio annotare qui, sulla facciata principale del mio blog ciò che avevo relegato frettolosamente sul lato malandro di uabab; perché i dischi passano, i giorni sfuggono e le stagioni si rincorrono, ma dischi come questo giungono per restare, per segnare il tempo dei coevi e per donare la gioia che ogni buon auscultatore ricerca nella musica.
The Gnostic Preludes (Tzadik, 2012) rappresentano la terza incarnazione del progetto In Search of the Miraculous; dopo The Goddess (2010) e At the Gates of Paradise (2011) giungono ora questi preludi gnostici affidati a tre sublimi musicisti: Carol Emanuel all’arpa, Bill Frisell alla chitarra e Kenny Wollesen intento fra vibrafoni e campane; e mai come ora accostamento strumentale mi è parso così sublime.
le stringate (e banalmente ovvie) note rilasciate dall’etichetta Tzadik (e quindi da Zorn stesso) rimandano alla musica da camera, all’esperienza minimalista americana, a Debussy, ma come spesso accade quando si tenta di descrivere l’incanto della grande musica si scivola sugli involucri di banana di stereotipi ed etichette consunte e pressoché banali. Music of Splendor recita il sottotitolo apposto dal compositore e posso solo confermare che su quei territori ci troviamo a galleggiare eterei e immacolati. per sfuggire a classificazioni ed etichette ricorrerò ad una pratica che non amo ma che questo disco mi ha suscitato immantinente: la comparazione e la suggestione. come in un felice connubio enogastronomico questo disco mi ha fatto venir voglia di tornare ad assaggiare un altro gioiello della musica tutta: African Skies di Phil Cohran. hanno in comune la strafottenza verso il tempo, i generi e le classificazioni di ogni sorta: questa è la grande musica che si rimpicciolisce per incunearsi in ogni meandro della coscienza, bellezza irrefrenabile e meditazione che trascende. contundente come la meraviglia inattesa.
era giusto segnalarlo qui sulla facciata principale di questo blog per non dimenticarlo più. e se poi qualcuno vorrà annotarlo fra i dischi da ricordare per quest’anno è libero di farlo, io mi impegno a rifarlo per tutti gli altri anni venire.
John Zorn The Gnostic Preludes
Urca, lo accolgo immediatamente e con sommo piacere tra i miei ascolti. La serie ‘In Search Of The Miraculous’ mi fa impazzire poi.
Grazie Borguez 🙂
lieto impazzimento ordunque!
Addentrarsi nel fuggevole et pluridimensionale macrocosmo Zorniano risulta pratica spesso ardimentosa, talvolta assai faticosa (mi by-passa per la vacua mente il semi-recente, osticissimo, “Enigmata”) molto più spesso avvincente e pregna di soddisfazione. Punto. Della realizzazione di quest’ultimo capitolo del Progetto Miracoloso non ero al corrente ma, da come lo suggestivamente descrive, ho come la vaga impressione che regali ben più che cospicue soddisfazioni origliative. Non resta ché assaggiarlo. Per la laterale cronaca di carattere meramente spakkaossa Le segnalo che il buon Giovanni Zorn ha fatto recentemente una fùgace, ultrarumorista, apparizione all’interno del brano “Everyday Pox” presente nell’ultimo capitolo (massacro?) discografico della rovinosissima Morte Al Napalm http://www.napalmdeath.org/ . Magari interessa. Magari no. Veda Lei. Non sfasc(i)erei oltre. As usual.
interessa sempre ogni cosa degna d’interesse, è il malvagio tempo che si riduce e non contiene, ma continua ad interessare ogni cosa.
se poi giunge da lei, mio caro, interessa.
le consiglio l’ascolto di questo prezioso capitolo della ricerca del miracolo (a volte mi pare l’abbia pure trovato), e la ringrazio per la sempre fattiva attenzione.
a presto dunque
Passo, annoto entusiasmo Borgueziano e cerco (permanendo rifiuto del mio pc al contatto con upl), riflettendo : si tende ad associare la prolificità quasi compulsiva con prodotti destinati ad esaurire in tempi brevi il proprio senso e destino. Il sig. Zorn , che di tale compulsività è paradigma, più d’una volta ha dimostrato che tale associazione è da considerarsi, a volte, fallace. Domanda: come minkia fa? (si scusi il francesismo, automatico scaturì)
Saluti e baci (anche a Mons. Sphascia)
J’adore les francesismes. Besos contracambiesos, mon ami. A bientôt.
caro odradek,
assai d’accordo con te su Zorn e sul suo mistero talmudico. come fa? accontentiamoci di sapere che lo fa e che lo fa così.
per quanto riguarda la “reperibilità” del disco fai un fischio in privato se proprio non riesci altrimenti. lasciare senza musica un proprio simile è il peggiore dei peccati.
a presto
Pingback: Chicago Underground Duo Age of Energy | borguez
Ciao, Messer Borguez.
Lo sto ascoltando, grazie mille.
Confermo e ribadisco: questa è autentica “Music of the spheres” 🙂
On the other hand, Microsoft claims that it has played all cards right this time with Windows 8.
According to an industry analysis, 85% of the tablet users would
prefer their tablets and personal computers to have the
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