Kassa Tésséma
Éthiopiques 29 (Mastawesha)

sono trascorsi diciassette anni dall’edizione del primo volume dell’Éthiopiques sotto l’egida preziosa di Francis Falceto e la pubblicazione meritevole della Buda Musique; diciassette anni densi di (ri)scoperte di un universo sconosciuto al mondo, un tuffo in due decenni (’60 e ’70) musicali vissuti fra Ethiopia ed Eritrea che l’occidente egocentrico non si era degnato di considerare, vuoi per cecità o per evidente mancanza di appeal finanziario. diciassette anni anni che hanno contato ventinove volumi (fino a quest’ultimo di cui si andrà parlando) della preziosa serie Éthiopiques e una sequela di epifanie che hanno entusiasmato gli ascoltatori più curiosi e alcuni protagonisti di quelle stagioni sopravvisuti al tempo e alle loro carriere misconosciute. citerò per brevità soltanto il nome di Mulatu Astatke per fare il nome più altisonante fra tutti quei musicisti ritrovati e riportati sulle scene, quello del film Broken Flower ad indicare l’hype necessario di cui si accorse il mondo sotterraneo ascoltandone la colonna sonora e l’etichetta Terp Records curata dalla band olandese The Ex per testimoniare il grado di proselitismo e di collaborazione che quelle musiche hanno instaurato con il mondo dell’improvvisazione europea più avanzata.
diciassette anni meravigliosi dunque, dove l’unico peccato dal quale rifuggire è quello dell’assuefazione e dello snobismo: sarebbe davvero sciocco abbandonare queste musiche (proprio ora che le si sono ritrovate) perché la tendenza (che orrore persino scriverla questa parola) mena altrove o perché “ascoltato uno, ascoltati tutti”!

Éthiopiques 29 (Mastawesha)

è per questo che, nell’approcciarsi all’ascolto di questo disco, verrebbe da chiedere (soltanto a chi vorrà) di ricostituire una specie di verginità uditiva precedente a questi diciassette anni, di preservare quella stessa curiosità intonsa che cadde in deliquio allor quando ascoltammo per la prima volta un disco della serie Éthiopiques. è la fragilità di questo disco che lo richiede, la sua natura intima e spirituale: una voce e un krak, nulla di più.
Kassa Tésséma Éthiopiques 29 (Mastawesha) (Buda Musique, 2014) raccoglie infatti l’arte di un poeta popolare scomparso prematuramente nel 1973 ma che è rimasto nei cuori dei connazionali che ebbero a vivere la grande stagione di cambiamenti e peripezie che accompagnò il regno di Haile Selassie I. 13 brani carpiti da diversi vinili originali dell’epoca (il riversaggio digitale non ha potuto ovviare a certi disturbi persino piacevoli da udire) a raccontare l’arte di un artista che poté svolgere questo mestiere grazie all’arruolamento nell’esercito e quindi nell’orchestra militare del suo paese. forse non tutti sanno che un contingente etiope fu inviato in Korea durante la seconda guerra mondiale e fra questi soldati c’era pure Kassa Tésséma che ebbe il benestare per portare in missione anche il suo krar: i commilitoni riferiscono che non passasse giorno senza che Kassa Tésséma imbracciasse lo strumento e allietasse la truppa. è durante questo tempo che compose Elem Ale Baburu (Il treno si muove) che divenne un inno per tutti i reduci del periodo militare (purtroppo la canzone non è contenuta in questa raccolta).

cover

una voce fra il basso e il baritonale a declamare e salmodiare mentre si accompagna con le scarne note del krar: musica fragile, intima e mantrica. una vago senso d’ipnosi coglie nel tentare di seguire le scale inusuali (per l’occidente) della tradizione etiope. canzoni sin troppo nude e sul punto di infrangersi ad ogni capoverso, ma la reiterazione degli ascolti consente di scendere più in profondità verso l’essenza di questo suono. siamo occidentali e perlopiù ignari, ma l’illusione di poter condividere anche solo per brevi istanti questa poesia rallegra cuore e spirito. l’importante è non perdere l’incanto e lo stupore neppure dopo diciassette anni e 29 volumi di tanta meraviglia.

esistono persino alcuni filmati d’epoca (e chi se lo aspettava) a confermare la celebrità che raggiunse l’arte di Kassa Tésséma oltre cinquant’anni fa in quel di Addis e in tutti gli altopiani etiopi. non resta che augurarsi di rimanere curiosi e altri diciassette anni di queste musiche.
buon ascolto

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3 risposte a Kassa Tésséma
Éthiopiques 29 (Mastawesha)

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