la prima volta che lessi questa parola la trovai stampigliata fra le pagine di quell’infinito e cangiante gesto d’amore che è Praga Magica di Angelo Maria Ripellino. che cosa significasse lo ignoravo ma la annotai diligentemente su qualche pezzo di carta. quando più tardi chiesi delucidazioni ad amici praghesi mi imbattei nel loro stupore nello scoprire che quel termine non fosse usato correntemente in tutte le lingue del mondo.
alcuni istanti di chiarificazioni e delucidazioni e incominciai a comprendere che si trattava di una quantità di oggetti, di innumerevoli oggetti, come la bottega di un antiquario o la stanza prediletta del collezionista. ma era anche molto di più. molto altro di intraducibile e inspiegabile.
Ancor oggi due zoppicanti soldati con le baionette inastate, al mattino, conducono Josef Švejk giú da Hradčany per il Ponte Carlo verso la Città Vecchia, e in senso contrario, ancor oggi, la notte, a lume di luna, due guitti lucidi e grassi, due manichini da panoptikum, due automi in finanzíera e cilindro accompagnano per lo stesso ponte Josef K. verso la cava di Strahov al supplizio.
così scriveva Ripellino nel 1973. ma se al giorno d’oggi a Praga si domanda del panoptikum si verrà probabilmente indirizzati verso il Prazke Panoptikum che altro non è che il museo delle cere della città. ma, come si diceva, c’è molto altro.
un Panoptikum è un museo irrazionale, una collezione di curiosità, un gabinetto delle meraviglie. un marché aux puces indoor, l’idillio del rigattiere o un paradiso ateo delle chincaglierie. il lato inconscio di ciascun robivecchi che sconfina nel kitsch e lambisce la mirabilia, la reliquia e l’ossario. ma è anche wunderkammer, aleph e cabaret vivente. è l’accozzaglia illogica di cianfrusaglie e di rarità. come il catalogo di un bottonificio o un trittico di Hieronymus Bosch, i ritratti dell’Arcimboldo o la copertina di Underground di Monk. un disordine apparente e una nomenclatura incerta.
è quindi Panoptikum anche la preziosa confusione che ciascuno di noi si porta a mente, la successione squadernata di volti, vicende e luoghi. e pensieri appiccicati ad oggetti, souvenirs e soprammobili.
ma più di altro è per me Panoptikum la smisurata e imponderabile quantità di musica che ho ascoltato, raccolto e immaginato di udire. il filo irrimediabimente aggrovigliato che lega il mio percorso a rovescio dentro il labirinto auriculare. la raccolta sparsa e imponderabile di vinili, cassette, cd e mp3, l’accumulo illogico che si gonfia e si espande, mai sazio e pur sempre convinto di scovare altro stupore, altra delizia e ulteriore incanto.
e dunque Panoptikum sarà il nome che porterà un nuovo spazio di questo blog. tempo addietro parlai di m-blog e ne nacque una discussione inconcludente ed infinita. oggi pretendo di sfruttare questa possibilità intrinseca della rete di “suggerire” musica, di condividere e conoscere e a quel post rimando per esplicazioni e delucidazioni sul “come si fa” e su quanto io vada dicendo.
mi trasformerò nell’imbonitore della mia stessa mercanzia, nel filologo scrupoloso e nell’insaziabile curioso e tenterò di portare sulla piazza parte dei miei ascolti, dei miei “preziosi”, di specchietti e pettini (sic!), di mie scoperte e di sacre reliquie. saranno a disposizione di chi le vorrà, in ordine sparso ed illogico, senza falsi moralismi o arroccate ideologie. io, per me, tenterò inutilmente di capirci qualcosa, ad altri invece, mi auspico, il piacere di un ascolto.
Venghino Signori, Venghino!
vado immediatamente fuori tema, ma è che a volte capita di leggere cose immense, ed io non posso che suggerirle.
Fabio sul suo London Calling
Panoptikum per i miei denti!
Non posso che elogiare il nobile fine… approfittandone!
ti casserei la battuta e invece mi rallegro di chi, come te, vorrà approfittare e condividere!
chiamiamolo così, quel mare.
caro borguez,
scopro oggi – chez toi – il significato di Panoptikum ed è musica per le mie orecchie,
tesoro per la gioia degli occhi,
fonte di sapere per la mia sete di conoscenza,
ospitalità per la mia anima sempre in cerca.
se l’incipit è quello espresso dalle tue parole e nella cover del candido & polveroso, sferico & spigoloso, saggio & infantile, scarno & stratificato, disordinato & precisissimo mOnk beh,
io vengo e cerco e spolvero e scopro e condivido e racconto e guardo e scambio e ascolto e rivengo, mai a mani vuote.
a presto.
solo ora comprendo di quale mare parlasse Alice
fa piacere rendere un poco più edotto jazzfromitaly e in qualche modo restituire un poco il favore delle sue tante rivelazioni.
quella copertina di Monk non potrà mai più restare indifferente a chi, anche solo per un istante, l’abbia veduta!
a presto, lieto della tua visita
a proposito del Panopticum e del suo significato più etimologicamente corretto, oltrechè corrente, vedi M. Foucault “Sorvegliare e punire”.
Vale et ego.
AdT
grazie all’Abate di Theleme!