Power Trio
Di Lontan

meglio sgomberare subito il campo dagli equivoci: il powertrio di cui si parla qui non è un power trio, non lo è nella formazione a tridente (chitarra/basso/batteria) e non lo è nella suddetta forza che dovrebbe sprigionare. le premesse incongrue e fasulle conducono invece in Portogallo, in quel di Lisbona, dove il trio (questa volta senza mentire sui passeggeri a bordo) è formato dalla pianista Joana Sá, dall’arpista Eduardo Raon e dal chitarrista classico Luís José Martins ed utilizza questa ragione sociale dal 2007.
studi accademici sui rispettivi strumenti ed esperienze diversificate in carriera, dalla rivisitazione folklorica lusitana in chiave popular (Luís José Martins è il chitarrista dei Deolinda) all’avanguardia radicale, dall’improvvisazione jazzistica alla contemporanea. e poi la costituzione di questo trio ambiguo (tre strumenti armonici a discapito di un nulla ritmico) che è orfano di una vera e propria letteratura musicale sulla quale testare le proprie abilità e fondare un repertorio: due dischi alle spalle Four Improvisations (Centa, 2008) e What We Think When We Walk And What We Walk While Thinking (Creative Sources, 2009) fino ad approdare all’etichetta Clean Feed (e dove altrimenti?), o meglio alla sotto etichetta Shhpuma (di cui già parlai) per la quale Joana Sá Luís José Martins (in duo) già licenziarono Almost a Song nel 2013.

front power trio

Di Lontan (Clean Feed/Shhpuma, 2015) prende il titolo da uno dei quattro brani del disco, Di Lontan Fa Specchio il Mare, composizione del 1989 dell’autrice e musicista portoghese Constança Capdeville che nel disco è anche dedicata ad un’altro autore lusitano scomparso (Joly Braga Santos); le altre musiche sono ad opera del terzetto.
musica da camera, proviamo a partire da qui, ma una camera nella quale affluiscono le tante esperienze del trio, l’improvvisazione, la tensione armonica innescata, la maniacalità esecutiva e la capacita organica di trattare il suono e le sue trame.
si parte con À flor do mal ed il rimando è più a Ravel che a Baudelaire: una texture impressionista fatta di grumi di note, di pattern ossessivi e psicotici picchiettati sul pianoforte mentre l’arpa e la chitarra ondeggiano ondivaghe a comporre una visione puntillistica e idillìaca. una struttura granulare intarsiata con pazienza tibetana, un’interplay mutuato dal jazz capace di dislocarsi, perdersi e fluttuare senza perdere il focus della composizione.
O nervo e a outra dança è (come da titolo) duplice, bifronte, eterozigote: un pendolo fra tensione e rarefazione, dove i tre imbracciano idiofoni per aprire il brano in un doom da camera che si scioglie a metà del viaggio in un tintinnare elettroacustico di carillons e cigolìi. tredici minuti tesi (e appesi) alla corda che ritrovano sul finale la tensione caotica e sulfurea del principio.

miguel

Di lontan fa specchio il mare principia rarefatta e attonita, come la contemplazione dello scintillìo sullo sciabordare dell’acqua. è pur vero che una buona metà delle finestre portoghesi abbiano l’Atlantico come orizzonte, la sua misura vasta e inesatta, l’odore indicibile e quel filo incerto che ne tratteggia il margine. da quelle stanze ci si specchia in mare, in quelle camere si fa musica imbambolata come lo sguardo di chi è rapito dalle onde.
Divertimento chiude il disco a giocare con la tradizione portoghese, scomponendola, sminuzzandola e ricostruendola in un cut-up ebbro e rapsodico. come una danza epilettica in cui ritmo ed incedere incespicano e singhiozzano, come mortaretti o fuochi d’artificio.

Powertrio-foto-w

Di Lontan è un disco ostico come un naufragio, dislocato e ambiguo come la via della deriva; ma sa anche cullare come un’onda ed accompagnare l’incostanza dislocata del nostro navigare. buon ascolto

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