quando al secondo bis Rob Mazurek ha alzato gli occhi al cielo (soffitto) meditando sul brano da eseguire per soddisfare le richieste di un centinaio di entusiasti jazzofili, dopo breve pensamento, se ne è uscito introducendo una composizione dedicata alla poesia di Robert Frost, e forse è proprio a quel punto che una fugace illuminazione e un circuito virtuoso si sono riuniti in un solo istante. la strada non presa, la meno battutta, ha spalancato l’immensa differenza che sostanzia la carriera di Rob Mazurek e la differisce da molti suoi contemporanei.
nel caldo e angusto spazio della tenace Area Sismica il quintetto di Rob Mazurek pareva un manipolo allampanato e inacidito fuoriuscito dal kibbutz: barbe lunghe e nobili, agghindati alla moda dell’esercito della salvezza. meditabondi e pacati fino a quando il band leader non ha staccato il primo four e il sabbah ha avuto inizio: Rob Mazurek alla cornetta, John Herndon alla batteria, Matthew Lux al basso elettrico, Josh Abrams al contrabbasso e Jason Adasiewicz al vibrafono. gli stessi che hanno dato vita a quel Sound Is (Delmark, 2009) che avrebbe dovuto scuotere ben più clamore di quello che in realtà gli è toccato, almeno in patria italiota.
il live è denso e consapevole di stare disegnando il futuro utilizzando pennelli e colori vecchi come il ‘900: ciascuno può davvero riconoscerci dentro uno spicchio della propria sensibilità musicale passata. un magma caldo e ventrale contrappuntato dalla doppia linea di bassi che tirano la giacca verso Mingus o verso Michael Henderson, a piacimento. il free, ortodosso e concreto, è completamente sotto controllo, come in un paradosso: cresce la materia sonora, ingigantisce senza perdere dimensione e misura. pare grande la capacità di restare in ascolto reciproco, di curare l’interplay come un pargolo irruento che solo il leader sa richiamare all’ordine con il suo fraseggio ipnotico saturato di delay.
non so a quanti capiti di chiedersi dove stia andando il jazz; e se proprio non si riesce ad individuare una meta almeno si vorrebbe individuare il come. a me capita, spesso. di fronte al quintetto di Mazurek all’opera paiono dipanarsi il bandolo della domanda e il nocciolo della questione: derivazioni e discendenze diverse si incontrano e additano una via che si è certi di poter percorrere. i membri del gruppo provengono da esperienze varie (Tortoise, Iron and Wine, Town and Country o Loose Assembly) che segnalano le periferie e la geometria di questo progetto, e Mazurek, da far suo, conduce e traduce queste spinte verso quel “dove” difficile da immaginare.
la risposta, a questo punto, la si potrebbe trovare stasera (28 febbraio) all’auditorium di Roma per la rassegna Be Music Night oppure ritornando a quel disco che si trova alla fine del sentiero
…two roads diverged in a wood, and I
I took the one less travelled by,
And that has made all the difference.
..sic..sob 🙁 …avrei tanto voluto esserci.Ma la tua bella descrizione compensa in qualche modo la mancanza.E pure Battiti che trasmetterà il concerto di stasera nella puntata del 5 marzo.
Comunque la tenace Area Sismica ha un bel programmino per il ventennale nevvero?
Chadbourne,Tatsuya Yoshida, Chris Cutler, Tippett e Moholo(wow), Cyro Baptista, Iva Bittova(a ri wooow).
Fortunato te…
non disperare, vi saranno altre occasioni, lo spero.
Area Sismica prosegue tenace e cocciuta ad esplorare i confini di questo tempo musicale: merita lode sperticata! il programma è interessante, la birra buona, il pubblico edotto (ed educato) e il calore “umano” fa il resto.
mi fa piacere tu abbia ricordato la data radiofonica del 5 marzo su battiti. non la perderò.
(spero tu ti possa consolare con il disco)
ciao sono appena tornato dall’auditorium qui a Roma…incredibile cosa si può fare con una cornetta! Il batterista è un mostro!
Fabrizio è stato colto dal mio stesso sacro fuoco, e ne sono lieto!
il batterista è “inquietante”: lascio interpretare questa mia dichiarazione a seconda delle personali inclinazioni!
grazie della visita,
a presto
Blew In The Face
…questa copertina è inquietante!
effettivamente
e pure il disco non scherza
ma non formalizziamoci
…si si, è che mi fa impressione
il batterista è lo stesso che suona nei Tortoise…l’ho riconosciuto l’altra sera al circolo degli artisti a roma…quell’uomo da solo può tenere una session…
che dire?
sottoscrivo e confermo.
grazie della visita,
a presto
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