Steven Jesse Bernstein Prison

ecco uno di quei dischi che difficilmente troverà una sistemazione logica all’interno di una discoteca personale, di una possibile classificazione. non è propriamente hip hop e neppure puramente jazz, lontano da una qualsivoglia forma di r’n’r è forse più propriamente un disco punk. è di certo spoken poetry e per il valore della materia meriterebbe lo scaffale dei libri piuttosto che la polvere dei cd! The Wire lo ha inserito nella classifica 100 Records That Set The World On Fire (When No One Was Listening) e non stava sbagliando!

il disco uscì nel 1992 per la Sub Pop, ma il suo autore aveva già deciso da qualche mese di apporre la parola fine alla sua biografia con un suicidio cruento all’interno del carcere di Monroe, Washington. ultimo gesto estremo a coronamento di un’esistenza che definirei cinicamente coerente. nato nel dicembre del 1950 a Los Angeles e trasferitosi a Seattle all’età di 15 anni cominciò come performer e ballerino e solamente in seguito si dedicò alla poesia e ai readings. violento, drogato e alcolizzato. maniaco depressivo se non bastasse. tre matrimoni alle spalle con altrettanti figli (il sito di Daemon). provocatore, agitatore e spesso protagonista di risse con il suo stesso pubblico vociante e bizzoso. fu arrestato nel 1991 per furto e dentro la stessa cella decise di tagliarsi la gola con un qualche utensile che faceva all’uopo.

il progetto iniziale di quel disco doveva corrispondere ad una trasposizione in chiave moderna del celeberrimo At Folsom Prison di Johnny Cash, ma la direzione del carcere negò l’autorizzazione e fu così che Steve Fisk assieme all’etichetta decisero di mettere mano a vecchie registrazioni alle quali aggiungere basi musicali e sonorizzazioni. fu postumo, ma fu un piccolo e prezioso capolavoro! la scena grunge lo assunse come idolo sotterraneo. i Soundgarden eseguivano dal vivo la sue No No Man e Morning in the Sub-Basement of Hell, Kurt Cobain saliva sul palco con una t-shirt raffigurante il suo volto.

è importante sottolineare come il disco del suo caro amico William S. Burroughs insieme a Michael Franti sia successivo. Spare Ass Annie And Other Tales uscirà infatti solamente nel settembre del 1993. medesime le coordinate, simili le atmosfere e taglienti e sadiche le loro voci. le storie di Bernstein vanno a scavare esattamente dove la letteratura americana ha affondato le radici nell’underground sommerso della sua disperazione. fra Dharma bums e losers, figure irresistibili per fascino e dissoluzione (la sensualità delle vite disperate…). autobiografiche, e per questo dell’umano tutto, come lo furone le storie di Kerouac o Fante, di Bukowski e Carver o Henry Miller. una lunga parabola che fa risplendere nell’oscuro quella parte del sogno americano che apparentemente giustifica nella poesia e nella cruda bellezza la restante immondizia. e proprio perchè è poesia penso che prima ancora di essere ascoltata, vada letta…ascoltata e letta!

The man upstairs

"The man upstairs is playing cards again, shuffling the cards on the carpet. He is alone, drinking grapefruit juice, playing solitaire, and masturbating once or twice a day. "You are my only friend," he said to me while shaving. "Oh, that's not true!" "Maybe not," he said, "but it probably is true." This hand is not going too well. He pounds on the floor and says, "What a shit layout!" I can hear everything he says up there. Almost everything he does, I can hear. When he dies, I will not hear that. I will hear nothing. He picks up the cards off the carpet and reshuffles. Then he goes to the refrigerator for more juice. Click, bang, like a gun - that's the refrigerator door. Open it, pour the juice, close it. He sits on the carpet and deals the cards, he drinks the juice and studies the layout. I know the man's habits, I know how he thinks. I've been listening to him go about his daily business for a long time. Longer than he realizes. He has been alone up there forever it seems, shuffling the cards, drinking the juice, tickling his own balls. He pretends to talk to people but makes no contact. His eyes are covered by milky cataracts. He talks right through people's faces and does not stop until he is out of breath. "A big zero," he says, apparently studying the cards. "A big zero." He picks them up off the carpet without playing. Now he is drinking juice. He undoes his pants, the buckle, snap the zipper, plays with his dick but nothing happens. He is getting older. Zips, snaps, buckles his pants and goes on drinking the juice. I notice that there is no music in his life, no radio, no nothing. He does not drink, he hardly eats anything. I see him in the cafe fighting with a bowl of soup, a few spoonfuls. He says, "Please, that's dinner." My life is more interesting than his. I can hear him but he can't hear me. Other than that I suppose there isn't much difference. I sit on the carpet and shuffle the cards, open and close the refrigerator, play with myself, eat dinner at the cafe. He lives on the top floor. There is nothing for him but bird's feed and rain. He is a bare skull. I am somewhere inside the body. Under me there is a vacancy. There is no one down there listening."

per chi ha sempre amato The Gift dei Velvet Underground, per chi ha sempre pensato che certa letteratura si sciogliesse inevitabilmente in cinema e che Jim Jarmusch sia un genio del nostro tempo, per chi è rimasto folgorato da Frank’s Wild Years (quella di Swordfishtrombones) di Tom Waits e per chi crede che in fondo anche l’America si salverà, per la strada contraria e avversa, ma si salverà. consigliato.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=BfOAnB-GmyI]

No No Man Pt.2

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0 risposte a Steven Jesse Bernstein Prison

  1. diego scrive:

    di racconti così ne vorrei uno al giorno, per stare bene.
    Il mio miglior complimento, come già scrissi, non può essere che questo:
    la tua penna educa.

  2. borguez scrive:

    come sempre onorato di cotanta benemerenza… ho omesso che molto probabilmente queste righe nascono dagli ascolti degli ultimi tempi, come un’inevitabile conseguenza e come una piacevole riscoperta di dischi affossati nell’antro della memoria.

    mi riferivo a…
    Sage Francis
    Colossus
    Blackbird
    Barr
    l’ultimo strumentale dei Beastie Boys
    e naturalmente Kill the Vultures (che credo siano i maggiori responsabili)

  3. Hank scrive:

    Chioso, chapeau. E mi permetto di aggiungere che le preziose limited editions del Pulpito sono altrettanto educative, e che urge bicchierata celebrativa.

  4. borguez scrive:

    è già, la restricted edition del Pulpito è materia preziosa e refrigerio nella calura estiva. non sapevo se mi era consentito parlarne e vantarmi pubblicamente del prezioso dono, ma visto che Hank lo ha fatto, anch’io mi accodo. davvero grazie e soprattutto non limitare il tuo estro compilativo. necessitiamo di queste perle tropicali e di altre delizie dell’altro mondo!

  5. hrudi v. bakshi scrive:

    e in che anno uscì quello di cobain con il prete tossico?!

  6. hrudi v. bakshi scrive:

    borguez il commento 5 è un falso hrudi v. bakshi
    il vero indiano sono io!

  7. hrudi v. bakshi scrive:

    ah !!!
    ma è mr.crown che mi ruba l’anima e l’identità!

  8. trelkowsky scrive:

    attenti a mr.crown.

  9. hrudi v. bakshi scrive:

    ladro di anime!

  10. diego scrive:

    non ci capisco più un cazzo.

    compiaciuto che abbiate apprezzato la compilation…
    I’m the rebel who dropped the devil… from the Pulpit!

  11. mr.crown scrive:

    In 1992 Kurt Cobain of Nirvana released an album with Burroughs, ‘The Priest They Called Him’ in which Cobain plays electric guitar over Burrough’s spoken voice. It is shocking to realize that Burroughs has now outlived Kurt Cobain.

  12. borguez scrive:

    risolte le questioni di identità?
    mr.crown a puntualmente risposto alle questioni!
    non dimentichiamo il plot del mio post… quel disco è realmente prezioso!

  13. borguez scrive:

    ha…. sorry!
    halcool!!!

  14. diego scrive:

    Bill Callahan sta facendo un maledetto tour across UK:

    10 Dublin – The Village
    11 Galway – Roisin Dubh
    12 Belfast – Spring & Airbrake
    14 Glasgow – Arches
    16 London – Dingwalls
    17 Glanusk Park – Green Man Festival

    Curioso come io abbia visitato tutte le location delle prime quattro date nel mio ultimo viaggio irlanda/scozia. Ho un amico spagnolo che vive a Dublino, ora do una sbirciatina ai voli RyanAir 😉

    A quando un tour europeo del Nostro?

    Lo so, sono andato fuori tema… ma giuro che sto ascoltando Bernstein in sottofondo!

  15. diego scrive:

    per correttezza geografica rettifico: l’Irlanda non fa parte del Regno Unito!

  16. Maud scrive:

    diego, non voglio fare l’antipatica, ed è molto bello che tu veda delle coincidenze in tutto ciò, ma ti faccio presente che dublino, galway, belfast e glasgow non sono propriamente mete insolite di un viaggio in irlanda/scozia!!! 🙂
    colgo l’occasione per segnalarti il tour di mark kozelek, che con ogni probabilità vedrà la mia adorante presenza allo Shepherd’s Bush Empire di Londra (peraltro lo stesso teatro dove ho visto Will Oldham a febbraio!)

  17. kekko scrive:

    non conosco
    conoscerò

  18. borguez scrive:

    kekko, potrei giurare che siete fatti uno per l’altro! mi saprai dire!

    maud, sai che diego è un fatalista entusiasta e meravigliosamente curioso, non tarpargli le ali, lascialo sognare… la tua futura escursione nel regno unito temo proprio sarà fitta di appuntamenti come quelli che hai segnalato! un po’ d’invidia (sana)

    diego, se volevi farmi soffrire ci sei riuscito, ma io so che presto ho tardi succederà e che potrò al fin vedere il mio Callahan… ciò che temo è che la lunga attesa e il desio rovinino un po’ il momento, una specie di ansia da prestazione (la mia si intende)! ma c’è un uomo che instancabilmente organizza concerti poco distante da casa mia e sul quale confido!

  19. chris scrive:

    beh. non so se quell’UOMO sono io, ma ti regalo uno scoop.
    sabato 22 settembre JOANNA NEWSOM al bronson

  20. Hank scrive:

    Grande, preparo vestaglia e pantofole!

  21. borguez scrive:

    quell’uomo saresti decisamente tu! la notizia di Joanna è grandiosa, mae mutuando una tua espressione direi…. PALO! o come diceva il grande Carosio….quasi Goal!

  22. diego scrive:

    borguez, “…presto ho tardi…”. Tu lo stai facendo apposta, ci stai provocando.

    Maud, ma io intendevo propio QUEI locali! no dai scherzo… incasso volentieri la battuta! il fatto è che sono tappe ‘forzate’.

  23. borguez scrive:

    dislessia, ignoranza di ritorno, analfabetismo galoppante e polpastrelli sgraziati per la grazia di cotanta tastiera… chiedo scusa ancora!
    almeno l’italiano sallo!

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